LORY DEL SANTO INAUGURA LA NUOVA STAGIONE DI “ONE MORE TIME” - MEDIAKEY
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LORY DEL SANTO INAUGURA LA NUOVA STAGIONE DI “ONE MORE TIME”

La vita e i ricordi dell’artista e showgirl Lory Del Santo sono al centro della prima puntata della nuova attesissima stagione di “One More Time” il podcast di Luca Casadei che da oggi, venerdì 6 settembre,  torna su OnePodcast e su tutte le piattaforme di streaming audio con storie di cadute e risalite, successi e fallimenti, narrate attraverso intense interviste a personaggi dello spettacolo, della cultura, dell’imprenditoria e dello sport, ma anche persone comuni con storie di grande impatto emotivo.

Un’esistenza segnata dal dolore, ma anche dalla volontà di andare avanti è quella che Lory Del Santo racconta ai microfoni di Luca Casadei in una profonda e commovente chiacchierata in cui la showgirl ripercorre le fasi più significative della sua vita dalla morte del padre quando aveva tre anni e mezzo, passando al difficile e controverso rapporto con la madre, fino ai primi fortunati incontri che hanno dato il via alla sua carriera. In un crescendo emotivo, l’attrice ricorda i suoi amori e, in particolare, il fidanzamento con il cantante Eric Clapton, il dolore provato per la perdita dei suoi due figli e la forza che ha trovato per tenersi in piedi e riprendere in mano la sua vita per amore delle persone a lei care.

Sull’inizio della sua relazione con Eric Clapton nel 1991, racconta: «Per mantenermi facevo la fotografa e uno che lavorava nei concerti mi ha chiamato e mi ha detto: “senti vieni a cena c’è un cantante..” non mi ha spiegato chi fosse questo tizio. Allora sono andata, ho visto questo con la barba che poi mi ha chiesto: “vieni con me in hotel?”. Ho pensato: “ma come si permette?” gli ho detto: “no, però ti do il mio numero”. Ci siamo rivisti a Roma, poi è tornato a Londra. Non ci speravo e invece un giorno mi fa: “Sono a Milano” e io gli ho chiesto: “Perché?” e lui mi ha risposto: “Perché ti amo”. E così e iniziata la nostra storia».

Una storia difficile segnata da importanti incompatibilità, per esempio nel rapporto con il loro figlio Conor Clapton: «Quando lui mi ha chiesto: “Vorresti magari un figlio?” io ho detto: “Si, va bene facciamolo”. Quando ho scoperto di essere incinta, lui non lo voleva più. Ho detto: “ok, ciao”. In ogni caso lui è ricomparso in scena quando ero a sei mesi di gravidanza, come se niente fosse. Mi aveva scritto prima di venire una lettera bellissima che io mi leggevo ogni sera prima di andare a dormire e quando è arrivato era dolcissimo. Poi se n’è andato. Dopo che è partito, vado per rileggere la mia lettera e non c’era più: era venuto per riprendersela perché dentro diceva chiaramente del bambino, che lui lo voleva. E ho pensato: “vabbè, sparisce di nuovo”. Quello che conta nella vita, secondo me, è sapere cosa si vuole. Per esempio, io volevo un figlio, nessuno avrebbe potuto rovinarmi questo momento. Lui poteva cambiare idea ogni 5 minuti e io non facevo una piega» «Attraggo questo genere di uomini, che non hanno responsabilità verso i figli. Io pensavo che i figli fossero fondamentali nella vita degli esseri umani, che per i figli si faccia qualsiasi cosa. E invece lì ho cominciato a capire che per alcuni uomini i figli non contano nulla. Mi ha detto una frase quando ero sul letto dopo il cesareo: “quanto ci metti a riprenderti? Perché io devo andare in vacanza”».

Sulla tragica perdita del figlio Conor: «All’età di quattro anni nostro figlio Conor è caduto giù da un grattacielo di Manhattan e da lì è finita la mia vita. Lui era tutto per me, però ho pensato che si può vivere in due livelli diversi: c’è il livello dove tu sei felice al massimo, però si può vivere anche semplicemente spostando il tuo essere in un’altra visione, in un’altra proiezione. Così ho fatto e ci sono riuscita. Quando ho chiamato il padre per dirglielo, lui non ha detto niente, ma è giusto così: cosa c’è da dire? È una cosa che ti lascia assolutamente di sasso. Devi ricominciare a quantificare la tua esistenza, darle un altro valore, fare nuovi progetti, cioè se tu vuoi vivere devi trovare il modo di farlo».

Sulla morte del suo secondo figlio Loren, avuto da un’altra relazione, che soffriva di anedonia: «Nel 2018 viene a mancare mio figlio Loren. Io nella sua esistenza avevo notato delle cose strane, che non vedevo negli altri bambini. Stava a casa, non mi chiedeva mai di uscire. Suo padre proprio non s’è mai visto. Dopo ho scoperto tutte queste cose: lui soffriva di anedonia che è una patologia che non ti fa provare piacere di nessun tipo. È una malattia rara, ma esiste. A 19 anni queste persone hanno una grande crisi e la malattia li porta a non voler più vivere. Loren non manifestava ovviamente dei sintomi per cui dici: “devi prendere delle medicine”. Loro sono annoiati di un mondo banale come il nostro. Alla fine, ho “superato” questo trauma perché ho capito che lui mi ha fatto felice fino all’ultimo giorno».

Sulla forza che si è fatta per andare avanti per amore delle persone attorno a lei: «Noi soffriamo per chi viene a mancare, ma non diamo abbastanza valore a chi esiste ancora. Non posso mutilarmi per dare meno a una persona che comunque merita che tu sia ancora integra. Voglio vivere il dolore intenso – il dolore vero, quello straziante – fino alla fine. Solo da lì riesci a risorgere. Devi cercare di essere integra per chi rimane, per loro, per la loro felicità: è per quello che non ti puoi abbattere e io non ho potuto mai farlo, c’era sempre qualcuno di cui mi dovevo occupare, che senza di me magari non ce l’avrebbe fatta. Ho contemplato la vita in tutti i suoi aspetti – nel bene e nel male, nell’odio, nell’amore, nella felicità e nell’infelicità – l’ho studiata da tutte le sue parti e la conclusione è comunque che vale la pena di vivere».