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Oppenheimer, qualità e incassi

Gli Oscar 2024 sono stati la consacrazione di Oppenheimer di Christopher Nolan, 7 premi tra cui ‘Miglior Film’ e ‘Regia’. C’è un italiano tra i vincitori: è Massimiliano Narciso, Character Designer del ‘Miglior Cortometraggio d’Animazione’.

Sì, è stata la cronaca di una vittoria annunciata E in fondo va bene così. In tanti attendevano la consacrazione di Christopher Nolan, regista che come pochi altri ha segnato il cinema degli ultimi vent’anni. Il suo film Oppenheimer non ha tradito le attese, ed è stato il grande protagonista degli Academy Awards, con 7 Oscar: ‘Miglior Film’, ‘Miglior Regia’ (Christopher Nolan), ‘Miglior Attore Protagonista’ (Cillian Murphy), ‘Miglior Attore non Protagonista’ (Robert Downey Jr.), ‘Montaggio’, ‘Fotografia’ e ‘Colonna Sonora’. Povere creature!, il film di Yorgos Lanthimos, è stato l’altro grande protagonista di questa edizione con 4 Oscar: il premio come ‘Miglior Attrice Protagonista’ a Emma Stone (che a sorpresa ha superato quella che sembrava la favorita, Lily Gladstone, per Killers Of The Flower Moon) e i premi per ‘Scenografia’, ‘Costumi’, ‘Trucco e Acconciatura’. 2 Oscar anche per La zona d’interesse di Jonathan Glazer, proclamato ‘Miglior Film Straniero’ e vincitore del premio per il ‘Miglior Sonoro’, che in quest’opera è davvero un fattore decisivo: tra i grandi protagonisti di questi Academy Awards c’è anche questo film. E, anche se in maniera che potrebbe sembrare deludente, in rapporto alle varie nomination, ha vinto anche Barbie. Quello che per molti motivi è stato uno dei lungometraggi più importanti della scorsa stagione ha vinto un solo premio, quello per la ‘Miglior Canzone Originale’: What Was I Made For?, della giovanissima Billie Eilish, già nella storia per essere al secondo Oscar, dopo No Time to Die, canzone dei titoli di testa dell’omonimo film di 007. Ricapitolando: Oppenheimer, 7 Oscar; Povere creature!, 4 Oscar; La zona d’interesse, 2 Oscar; Barbie (e molti altri), 1 Oscar. Questo è quello che dicono i numeri.

Oppenheimer: Oscar e grande successo al box office

Ma ci sono molti modi diversi per leggere i risultati degli Academy Awards. Il più interessante è quello che guarda al mercato. Per la prima volta, infatti, da tanti anni a questa parte, ha vinto l’Oscar un film che è stato anche un grande successo al botteghino, un vero e proprio campione d’incassi. Possiamo vedere questi Oscar del 2024, allora, come il sigillo su una stagione che ha visto compiersi quel miracolo in cui nessuno, fino allo scorso anno, con gli strascichi della pandemia, sperava più. Il miracolo è il pubblico che torna ad affollare i cinema, che si precipita nelle sale. Il pubblico che, una volta fuori, sui social media o di persona, riprende a parlare di cinema. Oppenheimer è il film che ha portato frotte di appassionati nelle sale già soltanto perché si trattava di un film di Christopher Nolan, e che è riuscito a far appassionare al cinema – e alla Storia, cosa ancora più rara – un pubblico di giovanissimi. Attenzione, però: il successo di Oppenheimer è anche quello di Barbie. Poiché il film di Greta Gerwig con Margot Robbie ha contribuito al rilancio dell’intero movimento, e anche al successo dello stesso Oppenheimer. Perché lo scorso luglio il famoso ‘Barbenheimer’, l’evento – non voluto – che ha visto l’uscita in contemporanea, lo stesso giorno, di due film così diversi, è diventata un’involontaria, quanto straordinaria, trovata di marketing che ha finito per far sì che un film tirasse la volata all’altro. Che gli Oscar siano 7, o che sia solo 1, la tendenza è chiara: un cinema che intrattenga e faccia pensare, coinvolgendo il grande pubblico, è possibile. Lo conferma anche il premio per il ‘Miglior Film d’Animazione’ a Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki, che ha avuto degli ottimi incassi, soprattutto in Italia.

La zona d’interesse è il ‘miglior film straniero’

Oppenheimer e Barbie sono quei lungometraggi che portano a riflettere e fanno anche incassi, film d’autore e blockbuster allo stesso tempo. Agli Oscar, però, hanno il loro senso anche i film d’autore veri e propri. E qui il protagonista è stato La zona d’interesse, proclamato ‘Miglior Film Straniero’ e vincitore del premio per il ‘Miglior Sonoro’, che in quest’opera è davvero un fattore decisivo, visto che gli orrori dell’Olocausto si ascoltano solo fuori campo. La zona d’interesse, insieme a Oppenheimer, ha richiamato l’attenzione su quella ‘disumanizzazione’ che ancora oggi porta alle guerre e a orrori che pensavamo non fossero più possibili. Su questo tema torneremo dopo.

Io Capitano di Matteo Garrone non ce l’ha fatta

La vittoria de La zona d’interesse, va detto con un po’ di rimpianto, è anche il mancato premio a Io Capitano di Matteo Garrone, che concorreva nella categoria di ‘Miglior Film Straniero’ e che sappiamo essere stato apprezzato in America.

Proprio Garrone, al Bif&st di Bari, è tornato sull’argomento della corsa agli Oscar. Lungi dall’essere stato un ‘rosicamento’, come ha voluto intendere qualcuno, il suo racconto ci svela molto su quelle che sono le strategie di una corsa agli Oscar.

“Onestamente avremmo potuto vincerlo se avessimo avuto le stesse possibilità degli altri concorrenti, ma così non è stato”, ha commentato. “Per arrivare a vincere l’Oscar bisogna avere fatto campagne di promozione lunghe e costose sostenute da distributori importanti, e non era il nostro caso. Anche alcune uscite negli Stati Uniti e in Inghilterra sono state sbagliate nei tempi”.

La strategia, insomma, prevede una promozione costosa e meticolosa, ma anche altri accorgimenti.

“Nessuno ci aveva detto che cosa avremmo dovuto veramente fare, come per esempio iscrivere il film in tutte le categorie”, ha spiegato Garrone. “Abbiamo scoperto che agli Oscar non si parte tutti dalla stessa posizione. Ci sono 10mila votanti nella fase finale ed era per noi pressoché impossibile farlo vedere a tutti. Mi resta un po’ di rammarico, perché avevamo tutte le carte in regola, però pensiamo anche a come gli inglesi, per esempio, annoverino più di 900 votanti, mentre i votanti italiani sono poco più di un centinaio. Insomma c’era tutta una serie di fattori che andavano a nostro svantaggio. Ma qualcuno, lì, mi ha detto che era sorpreso che Seydou Sarr, per esempio, non fosse stato candidato come ‘Migliore Attore Protagonista’ ”.

L’Italia ha un vincitore: Massimiliano Narciso

Nonostante Garrone non abbia raggiunto l’agognata statuetta, l’Italia un vincitore in questa edizione ce l’ha avuto comunque: è Massimiliano Narciso, milanese che da anni vive e lavora a Los Angeles, e che è il Character Designer di War is over! Inspired by the music of John & Yoko, il film che ha vinto l’Oscar per il ‘Miglior Cortometraggio d’Animazione’. War is over! Inspired by the music of John & Yoko è uno di quei progetti che vengono dal cuore.

È stato infatti creato insieme a Sean Lennon, il figlio di John Lennon e Yoko Ono. Si tratta di un messaggio di pace universale, che più che mai oggi vogliamo sentire, a gran voce.

“War is over, if you want it”, come recitava la famosa canzone Happy Xmas (Wars Over) di John Lennon. Massimiliano Narciso non è salito a ritirare l’Oscar. Sul palco c’erano gli altri artefici di questo piccolo gioiello di 11 minuti: Brad Booker, il produttore, Dave Mullins, regista e cosceneggiatore insieme a Sean Lennon, che dal palco ha mandato gli auguri alla sua mamma di 91 anni. “Non eravamo molti di più a lavorare a questo corto. Oltre a loro, c’eravamo io che ho disegnato i personaggi e il Production Designer Zac Retz”, ha raccontato Narciso a Il Sole 24 Ore. “Il miglior festeggiamento sarà dormire stanotte, a lungo e sereno, dopo aver letto i messaggi d’affetto che mi stanno arrivando dall’Italia. È lì che ho studiato, lì c’è la gente che mi ha visto crescere”.

Massimiliano Narciso lavora a Netflix come Character Director e vive a Los Angeles con la moglie e il figlio Giacomo. “A chi si affaccia a questo lavoro voglio dire che Hollywood mi ha portato qui stasera, ma io sono arrivato formato dall’Italia. Non c’è bisogno di andarsene per lavorare bene”. È il suo messaggio per tutti i talenti che sognano di arrivare a fare il suo lavoro. Narciso racconta come è nato il progetto. Mullins e Lennon lo avevano contattato due anni fa.

“Mi hanno chiesto: ti piacciono le sfide? Abbiamo cominciato a lavorare, ma poi è scoppiata la guerra in Ucraina e ho dovuto rifare tutto daccapo: dovevo dare umanità ai personaggi senza dar loro una fisionomia che denotasse una nazionalità o origine specifica. Il nostro messaggio di pace doveva essere universale”. Proprio come quello lanciato dalla canzone scritta da John Lennon e Yoko Ono nel 1971, quando i due avevano anche comprato una serie di spazi pubblicitari in varie città del mondo per dirlo a grandi lettere “War is over, if you want it”.

Alla notte degli Oscar entra l’attualità

Proprio la guerra è un’altra delle chiavi di lettura con cui interpretare il risultato di questi Oscar del 2024. Quelli degli Academy Awards sono da sempre dei premi che, oltre al talento artistico, provano a valorizzare un messaggio, un senso, un legame del film con l’attualità. E allora il senso di questi Oscar è che, 80 anni dopo l’Olocausto, l’orrore sembra ritornare, con le guerre in Ucraina e a Gaza. Non ne hanno fatto mistero i premiati a Hollywood.

“Abbiamo realizzato un film sull’uomo che ha creato la bomba atomica e, nel bene e nel male, viviamo tutti nel mondo di Oppenheimer”, ha dichiarato Cillian Murphy ricevendo il premio, facendo riferimento ai manifestanti pro Palestina che erano stati fermati a pochi isolati di distanza dal Dolby Theatre.

Ancora più esplicito è stato Jonathan Glazer, che nel ritirare il premio ha dichiarato: “Il nostro film mostra dove la disumanizzazione conduce nel suo aspetto peggiore. Ha plasmato il nostro passato e presente. In questo momento, siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l’Olocausto, dirottati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Che si tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza, tutte sono vittime di questa disumanizzazione, come possiamo resistere?”.

Attrici protagoniste e non protagoniste: Emma Stone e Da’Vine Joy Randolph

Gli altri temi attuali portati avanti da Hollywood sono la parità di genere, l’emancipazione femminile, la body positivity e l’inclusione.

I premi a Povere creature!, al di là della visionaria messa in scena del film, possono essere visti in questo senso, così come il premio – e le tante nomination – a Barbie.

E anche l’Oscar come ‘Miglior Attrice non Protagonista’ a Da’Vine Joy Randolph, per The Holdovers, può essere letto in questa situazione. La dichiarazione dell’attrice sul palco spiega benissimo il senso di questo premio.

“Per tanto tempo ho desiderato essere diversa: invece mi sono resa conto di dover essere solo me stessa”, ha dichiarato. “Vi ringrazio per quando ero l’unica ragazza nera nella mia classe, vi ringrazio per avermi vista quando ero invisibile”.

La magnifica Emma Stone, Oscar come ‘Miglior Attrice Protagonista’, è al secondo premio dopo La La Land, che la fa entrare nel novero delle poche attrici che, a 35 anni, avevano già vinto 2 Oscar, come Meryl Streep, Elizabeth Taylor e Jodie Foster. Il suo film ha a che fare con l’emancipazione femminile. Ma il suo discorso di ringraziamento punta su quello che è il senso del cinema, una forma d’arte che è sempre stata un lavoro collettivo. “La parte migliore del fare film è che siamo qui tutti insieme”, ha detto. “Sono così profondamente onorata di condividere tutto questo con ogni membro del cast, con ogni membro della troupe, con ogni singola persona che ha riversato il proprio amore, la propria cura e la propria genialità nella realizzazione di questo film”.

Universal Pictures è la distribuzione con più Oscar

Un altro modo ancora di leggere questi Oscar è vederli dal punto di vista dell’industria. Guardando le distribuzioni del film, la Universal Pictures di Oppenheimer ha ottenuto il maggior numero di Oscar per distributore: 7, come il film in questione.

Al secondo posto in questa particolare graduatoria c’è la Searchlight Pictures di Povere creature! con 5 Oscar, i 4 del film di Lanthimos e il vincitore del ‘Cortometraggio Documentario’ The Last Repair Shop. E poi ci sono A24 (la casa di produzione de La zona d’interesse) e Toho con 2 a ciascuno. Guardando alle nomination, in testa c’erano Disney/Searchlight, con 20 candidature, Netflix con 18, Universal/Focus con 18 e Apple Original Films con 13.