“Un’edizione straordinaria, empatica, partecipativa, calorosa, piena di spunti, ricca di contenuti e capace di rispondere alle curiosità dell’oggi e del domani”. Con queste parole Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, commenta il successo della 19esima edizione del Netcomm Forum, la due giorni conclusasi a Milano lo scorso maggio. E ne ha ben donde, visto che l’appuntamento italiano di riferimento per il digital retail ha registrato la presenza di circa 30mila persone che hanno partecipato alle oltre 200 sessioni, tra conferenze, workshop e tavole rotonde, tenute da alcune delle 300 aziende presenti.
Ne abbiamo approfittato per fare con lui il punto sullo stato di salute dell’e-commerce nel nostro Paese e sulle prospettive che si aprono per il futuro.
Che numeri raggiunge oggi l’e-commerce in Italia?
Roberto Liscia: Secondo il ‘Delivery Index’ che abbiamo sviluppato con Poste Italiane gli acquisti fatti in Italia nel primo trimestre del 2024 sono 186 milioni (in termini di pacchi spediti) e sono cresciuti del 13,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questo poterà a una crescita, in termini di valore, di circa il 6% a fine 2024 e dell’8% nei prossimi anni. La prima azienda italiana, l’Esselunga, è al nono posto. Le prime otto posizioni sono saldamente in mano, in primis, ad Amazon e poi ai vari Shein, Aliexpress, Temu ecc. Quindi gli italiani acquistano online soprattutto dai merchant internazionali che vendono a basso prezzo, di qui la differenza tra le percentuali di volumi e di valore.
Che rapporto hanno gli italiani con l’acquisto online? Qual è il customer journey più diffuso?
Roberto Liscia: I dati, sempre aggiornati ad aprile di quest’anno, ci dicono che ad acquistare online sono 33,7 milioni di italiani. In pratica, siamo arrivati al plateau e si registra, quindi, una crescita più lenta. Se guardiamo ai settori del consumo, vediamo che il mercato nazionale è molto concentrato. L’80% degli acquisti online, infatti, non solo avviene sui siti web dei dieci merchant più popolari, ma soddisfa quasi il 96% della domanda di editoria e circa il 93% di quella di arredamento. Livello di concentrazione che tende a scemare quando si arriva al Food & Grocery (83,5%) e all’Health & Beauty (75,5%).
Riguardo al customer journey, il principale touchpoint da cui le persone arrivano all’acquisto rimane il motore di ricerca, ma tra quelli emergenti ci sono le recensioni dei prodotti e i siti comparatori. A questi si aggiunge il retail media: 1 acquisto su 4, infatti, viene influenzato dalla strategia di content del media che vende i prodotti.
Quali sono i sistemi di pagamento più utilizzati, sia online sia offline?
Roberto Liscia: In passato c’era un problema di scarsa fiducia nell’utilizzo di strumenti di pagamento online, per questo i digital wallet, come PayPal, o la carta prepagata hanno raggiunto cifre iperboliche. Adesso, con la ‘strong customer authentication’, i clienti hanno capito che il livello di sicurezza è molto alto. Nell’offline è crollato l’uso del contante.
A oggi quante aziende italiane hanno un e-commerce attivo? Che margini di crescita ci sono?
Roberto Liscia: Abbiamo fatto una ricerca con Cribis e abbiamo rilevato che ad aprile del 2024 in Italia c’erano 88mila aziende con un carrello online attivo. Di queste, però, a generare il 95,7% del fatturato totale sono le società di capitale che rappresentano il 50%. Un numero esiguo (45mila circa), rispetto alla media europea, se pensiamo che la sola Francia ne conta più di 200mila. Il dato interessante è che, per ognuna di queste, abbiamo cercato di capire quale fosse lo score di innovazione, prendendo in considerazione alcuni indicatori come l’internazionalizzazione, il numero di brevetti, la tendenza a fare ricerca e sviluppo ecc. e abbiamo scoperto che il 96,5% ha uno score medioalto o alto. Mentre lo score del milione di aziende che non hanno un canale e-commerce si attesta sul 39,4%.
Quanto incide la presenza di un canale di vendita online sul grado di internazionalizzazione di un’azienda?
Roberto Liscia: È un fattore importantissimo se consideriamo che, a oggi, le aziende italiane esportano circa 600 miliardi di euro di fatturato in maniera ‘tradizionale’. Ma siccome nel mondo siamo arrivati a quasi tre miliardi di persone che comprano online, le aziende che si digitalizzano sono quelle che avranno la più alta probabilità di raggiungere, attraverso il b2c, questa popolazione.
Qual è il ruolo della logistica in questo scenario?
Roberto Liscia: Anche l’e-commerce ha le sue 3L: Logistica, Logistica, Logistica. La logistica, infatti, è uno dei driver che oggi ne favorisce maggiormente lo sviluppo. È diventata adattiva, multicanale, veloce e capace di rispondere alle esigenze delle persone. Oggi, inoltre, è più ‘softwarizzata’, nel senso che utilizza tecnologie che permettono l’integrazione con le open API dei siti e-commerce, di quelli di tracking & tracing e di quelli necessari a proporre servizi a valore aggiunto. Da questo punto di vista, per esempio, è il settore che sta investendo di più anche in tecnologie di Intelligenza Artificiale per ottimizzare i percorsi e ridurre i rischi.