Il mercato dell’Internet of Things ha registrato un ulteriore incremento e si accinge ad affrontare nuove sfide, in primis quella della convergenza con l’AI.
Che la costante crescita del mercato italiano dell’Internet of Things sarebbe proseguita anche nel 2023 era, tutto sommato, abbastanza prevedibile, in virtù della continuità assunta negli ultimi tempi dalla curva di sviluppo del settore.
Detto questo, l’intensità dell’incremento è comunque degna di nota e permette di affermare, prendendo a prestito una celebre espressione del linguaggio matematico, che il mercato ha superato la ‘prova del nove’: non solo non ha rallentato, ma ha registrato un delta di 9 punti percentuali tondi rispetto all’anno precedente e ha sfiorato la soglia dei 9 miliardi di euro in valore assoluto.
I dati della ricerca 2023/2024 svolta dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, recentemente presentati nel capoluogo lombardo in occasione del convegno ‘Notte prima degli esami’, evidenziano soprattutto l’incremento dei comparti Smart Factory (+16%) e Smart City (+15%).
In termini di quote, la fetta più grande della torta spetta alla Smart Car (18% del totale mercato e oltre 1,5 miliardi di euro in valore), che precede le applicazioni IoT nel mondo utility (Smart Metering e Smart Asset Management: 1,38 miliardi).
Nel 2023 sono stati installati altri 750mila contatori gas connessi, portando la diffusione all’87% del parco complessivo, e 1,7 milioni di contatori elettrici di seconda generazione. Novità anche sul fronte idrico, con 850mila contatori Smart installati e buone prospettive di crescita per il futuro.
A livello di consistenza valoriale, il ranking continua con Smart Building (1,3 miliardi di euro), le già citate aree cresciute più delle altre (Smart City 950 milioni e Smart Factory 905 milioni), Smart Home (810 milioni) e così via, per arrivare a segmenti di minor peso (Smart Logistics, Smart Agricolture e Smart Asset Management) ma comunque in grado di registrare variazioni comprese fra il +6% e il +8%.
Allo stato attuale gli oggetti connessi attivi in Italia sono 140 milioni, poco più di 2,4 per individuo. Si contano 41 milioni di connessioni IoT cellulari (+5% nel 2023 vs 2022) e addirittura 100 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+17%). In quest’ultimo ambito spicca il ruolo delle reti LPWA (Low Power Wide Area), protagoniste di una crescita degna di nota: da 2,4 milioni a 3 milioni di connessioni (+25%).
“I risultati sono particolarmente positivi”, afferma Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, “se si considera la riduzione degli incentivi legati al Piano di Transizione 4.0 e al Superbonus. In proiezione futura la prima grande sfida da affrontare riguarda la valorizzazione dei dati raccolti dai dispositivi: da un lato l’utilizzo dei dati stessi può ottimizzare le performance (per esempio tramite l’efficientamento delle operation o il miglioramento generale dell’offerta), dall’altro permette alle imprese di espandere il proprio business o di modificarne la natura, abilitando servizi aggiuntivi e nuovi modelli basati sulla ‘servitizzazione’. Su questi temi c’è ancora molta strada da fare, anche se iniziano ad arrivare sul mercato nuove soluzioni sempre più avanzate, in grado di valorizzare concretamente i dati raccolti”.
L’integrazione con l’AI
Ma le grandi sfide dell’immediato futuro non finiscono qui: Angela Tumino, Direttrice dell’Osservatorio Internet of Things, ne mette in risalto altre due, direttamente correlate a due macrotematiche da tempo sulla cresta dell’onda, ovvero “il processo d’integrazione fra l’IoT e l’Intelligenza Artificiale e il maggior focus sulla sostenibilità ambientale. È proprio sull’effettiva capacità di sfruttare l’enorme potenziale derivante dalla convergenza tra Internet of Things e AI che faranno leva le prossime fasi di sviluppo del mercato, grazie ai nuovi scenari di utilizzo e ai numerosi benefici derivanti dall’impiego di dispositivi sempre più intelligenti.
Anche la sostenibilità è sempre più al centro dell’attenzione di imprese e cittadini: in quest’ottica l’IoT può giocare un ruolo importante, a condizione che tutti (aziende, enti regolatori, Pubblica Amministrazione) sappiano dare il loro contributo”. In effetti, a un anno e mezzo dalla conclusione del primo quarto del secolo, il processo d’integrazione dell’Intelligenza Artificiale e, in alcuni casi, della Generative AI nelle soluzioni Internet of Things rappresenta una sfida cruciale per i produttori di dispositivi smart: dalla capacità di cogliere e sfruttare le opportunità che sono già sul piatto deriveranno significativi vantaggi, sia per le aziende sia per gli utenti finali.
In ambito consumer, per esempio, l’introduzione della Generative AI negli Smart Home Speaker apre la strada a interazioni più intuitive e naturali con i dispositivi; oltre che negli ambienti domestici, l’Intelligenza Artificiale generativa può essere utilizzata anche nelle automobili connesse o, ancora, per la creazione automatica di contenuti multimediali (è il caso delle playlist musicali personalizzate) e per la diffusione di annunci vocali contestualmente rilevanti. Nei contesti business-to-business l’AI è un alleato non meno prezioso: si pensi all’installazione di contatori connessi in ambito utility e di macchinari industriali in campo manifatturiero. Nel mondo industriale le tecnologie AI assumono un ruolo chiave anche all’interno dei processi di manutenzione, con particolare riferimento a quella predittiva e prescrittiva, generando avvisi e raccomandazioni in tempo reale e consentendo alle aziende di intervenire prima che si verifichino problematiche e guasti critici.
Sul fronte dell’Industrial IoT, la crescita complessiva del mercato non è sfociata in un’intensificazione del lancio di nuovi progetti. Lo scorso anno si è infatti verificato un rallentamento: fra le grandi aziende italiane meno di una su cinque (18%) ha avviato nuove iniziative, dato in sensibile contrazione rispetto al 2022 (31%) e inferiore anche a quello del 2021 (21%).
“La flessione è essenzialmente da imputare al dimezzamento degli incentivi”, sottolinea Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things, “che da alcuni anni hanno un impatto diretto sull’avvio di nuovi progetti.
Lo dimostra il fatto che quasi la metà delle imprese interpellate (48%) ha indicato proprio negli incentivi la causa primaria delle precedenti attivazioni di nuove progettualità in ambito Smart Factory. Grazie al nuovo Piano di Transizione 5.0, che prevede lo stanziamento di 6,3 miliardi di euro, l’auspicio è che nel biennio 2024/2025 la tendenza possa essere invertita.
Oltre all’acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0, i fondi dovranno essere destinati anche ai beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili, nonché alla formazione del personale sul versante delle competenze legate alla transizione verde”.
Connessione ambientale
Per quanto concerne la sostenibilità, già oggi l’80% delle grandi imprese dichiara il proprio ‘significativo impegno’ per contribuire alla tutela dell’ambiente e al rispetto dei principi ESG (Environmental, Social and Governance) dell’Unione Europea. Le iniziative messe in atto finora sono sintoniche con gli obiettivi di efficientamento e di ottimizzazione indicati nel Piano di Transizione 5.0: ai primi posti figurano la riduzione dei consumi energetici (86%, con impatti sia sull’ambiente sia sulla contrazione dei costi), l’utilizzo di energia pulita (85%) e, con valori percentuali meno elevati, l’uso di materie prime riciclate e di materiali di recupero (58%) e la riduzione delle emissioni inquinanti (57%).
Considerando invece le aziende produttrici di macchinari, il 60% di esse ha una conoscenza discreta o elevata delle soluzioni IoT e il 46% connette la maggior parte (31%) o addirittura tutti (15%) i macchinari che realizza. Se la quota di imprese che producono macchinari connessi è già oggi rilevante, è invece necessario lavorare di più per sfruttare realmente il potenziale dei dati raccolti: quasi un’azienda su due (49%) non ha nemmeno accesso ai dati generati dai macchinari in uso presso i clienti! Appare invece consistente l’interesse verso le potenzialità di impiego del 5G per supportare le applicazioni IoT, in coincidenza con il 25° anniversario della nascita del 3GPP (3rd Generation Partnership Project) e con la fase di completamento della cosiddetta ‘Release 18’.
“Questa specifica”, spiega Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things, “ha l’obiettivo di migliorare le prestazioni di rete in termini di qualità del segnale e di fornire supporto a nuove applicazioni e use case. Il 5G Advanced, tra l’altro, introduce miglioramenti che consentono una maggior differenziazione della qualità del servizio sulla rete, particolarmente utile per le applicazioni di Realtà Virtuale e Aumentata, per il positioning indoor e per i sensori industriali”.