Il Wired Next Fest 2024, il più grande evento nazionale dedicato all’innovazione e alle tecnologie digitali, dopo aver festeggiato nel 2023 il decimo compleanno nel cortile del Castello Sforzesco di Milano, torna nella stessa, iconica location della città che gli ha dato i natali per questa 11° edizione. E sceglie un nuovo tema: ‘Essenziale’.
Dal punto di vista del Direttore di Wired Italia Federico Ferrazza, che ha presentato e moderato alcuni incontri di rilievo nel corso della kermesse, il tema è stato scelto per indicare, quale intento programmatico, il ritorno all’obiettivo originario dell’omonima rivista, cioè la sua caratteristica principe di fare sempre una corretta informazione. Nel senso più ampio del termine, si è inteso invece riflettere nel corso della due giorni (15 e 16 giugno) ‘su che cosa è oggi essenziale’. Il tema, infatti, è stato declinato da 129 ospiti, distinti tra scienziati, tecnologi, imprenditori, economisti, politici, intellettuali e artisti, che si sono alternati in ben 85 conferenze, distribuite su due palchi sapientemente allestiti all’interno del cortile nel Castello. Una grande eterogeneità tra gli speaker dunque, ciascuno chiamato a trattare il tema nella propria, specifica eccellenza e orientato a dimostrare come l’innovazione tecnologica stia pervadendo ogni area della società. E come solo con un suo sapiente uso, come rimarcato varie volte anche da Ferrazza in sede di presentazione, si potrà in futuro migliorare la qualità di vita di ognuno in società. Le conferenze del Wired Next Fest sono state una più illuminante e informativa dell’altra. MEDIAKEY ha scelto di raccontarne due, entrambe incentrate sull’AI, perché l’Intelligenza Artificiale è stata trattata in questi due casi in modo davvero sui generis. Parliamo di ‘Macchine pensanti’, lo speech tenuto da Nello Cristianini, professore di Intelligenza Artificiale all’Università di Bath, e di ‘Una fallace idea di precisione’, incontro avente per protagonista Rocco Tanica, musicista, autore e comedian. L’autorevolezza del primo e l’ironia del secondo hanno stregato e divertito i numerosi ascoltatori.
Ferrazza, che si era riservato il compito di introdurre l’esimio accademico, ha aperto il notevole speech del professore con un riferimento, tra il serio e il faceto, al Test di Turing: “Chi sa che cos’è alzi la mano”, ha chiesto rivolto al pubblico. Non troppe le mani alzate, e allora, soprattutto per il bene di quanti lo ignoravano, si è lanciato in acute spiegazioni: Il Test di Turing è un test di Intelligenza Artificiale nato negli anni ’50 dallo scienziato Alain Turing per verificare se, attraverso una conversazione via chat, un computer riesca a convincere un umano di essere umano. Il test viene considerato l’antesignano dell’AI, quello che ha dato l’avvio a tutta una serie di studi in merito. Studi, infatti, che nascono da una domanda apparentemente semplice dello scienziato: possono pensare le macchine? È in questo contesto che nasce anche l’Imitation Game: se la macchina conversando convince l’uomo di essere essa stessa un umano ha passato il test, e si può allora procedere creando un livello di sofisticazione superiore. E qui si inserisce il professore, illustrando com’è nata e come funziona dal punto di vista tecnico la Chat GPT (la Chat Generative Pre-trained Trasformer, cioè il ‘trasformatore generativo’, in buona sostanza la chatbox basata su Intelligenza Artificiale e apprendimento automatico, di cui tanto la stampa si è occupata già dal suo esordio, ndr) e lo stato attuale dell’arte, perché dalla Chat GPT1, nel giro di pochissimi anni, si è passati al GPT2, al GPT3… e ci si sta ormai inesorabilmente avviando verso il GPT4. Anzi, verso il suo perfezionamento, perché, de facto, al momento in cui stiamo scrivendo il dispositivo è già nato. Il professore a questo punto, autore anche di un libro dal titolo eloquente, Machina Sapiens, ha ammaliato il pubblico, composto sia da addetti ai lavori sia da fruitori dell’AI più generalisti, per chiarezza delle spiegazioni e alto potere illuminante degli esempi offerti. Il ricorso a un GPT a qualsiasi livello, per esempio il suo utilizzo in un’azienda per scopi economici, implica però che la macchina debba essere prima sempre ‘addestrata’ per non svelare segreti e non rivelare ‘ingenuamente’ cose pericolose. A questo dato di fatto si è registrata una serie impressionante di reazioni emotive umane, da subito oggetto di studio e ancora oggi, giocoforza, al vaglio degli esperti.
Impossibile illustrare in questa sede il quadro dei rischi e soprattutto delle opportunità cui esperimenti e ‘dialoghi sagaci’ tra ricercatori e GPT conducono, per cui invitiamo a guardare la versione integrale dell’intervento di Nello Cristianini sul sito di Wired, perché la conferenza può davvero spalancare orizzonti. E poi perché, in fondo, la conclusione a cui è giunto al termine dello speech l’accademico, ottimistica e possibilista, instilla speranze: “Bando al pessimismo, perché è facile dire no a tutto, la cosa difficile è far funzionare le macchine a nostro vantaggio, secondo i nostri bisogni. E se anche in futuro non fossimo più i primi della classe, se da homo sapiens fosse evidente il passaggio a machina sapiens, importante è sempre una proficua e vantaggiosa coesistenza”.
Poco dopo è stata la volta di Rocco Tanica, musicista e autore assai noto, che ha subito scatenato ilarità: “Quando si parla di Intelligenza Artificiale”, ha esordito, “si dice già una bugia, perché lei NON è intelligente: comprende il nostro input, ma risponde in base a criteri statistici, ad algoritmi”. Si è poi lanciato a raccontare la sua personalissima esperienza con l’AI, con cui l’incontro risale al 2020, nel periodo del Covid. “Tutti, prigionieri in casa, si dedicavano ad attività tra le più varie, chi alla cucina, chi al bricolage… io ho scritto in pochi minuti con l’ausilio del GPT2 la mia prima canzone. E la mostra al pubblico, attento e divertito, illustrandone tutti i passaggi tecnici effettuati per raggiungere quel risultato. Focus dunque sul GPT, di cui Tanica, riferendosi alla rapida evoluzione registrata negli ultimi anni, ha osservato, sempre tra l’ilarità generale, che “Il GPT4 è freddo, algido, poco frequentabile: meglio GPT2, perché inventava più cazzate”. Si è poi lasciato andare a considerazioni pesonali, come la difficoltà di avere una spontanea ispirazione persino tra musicisti professionisti, che però, digitando parole a caso, con l’AI possono persino ottenere spunti interessanti o idee per produrre pure meglio. E il nostro ha così raccontato come su questa base abbia scritto un libro a quattro mani con GPT3. Con due delle tante ‘cazzate’ comparse in questo libro, Tanica ha portato poi sul palco del Wired il lato più divertente dell’AI generativa. Interagendoci, scrivendo cose a caso come input, secondo lui, non solo si ottengono i suddetti spunti o nuove ispirazioni, ma in certi casi “ci si può rendere anche conto che inizialmente non si sapeva bene neanche cosa si cercava, cosa si voleva. Ma lo si comprendeva man mano”. Questa Intelligenza Artificiale per niente intelligente, come ha asserito sin dall’inizio del suo speech, ma solo intuitiva, è stata la sua coautrice grazie a un software scoperto in un video su TikTok. “Mentre tutti imparavano a fare il pane in casa, sono partito dall’idea di un autore in crisi creativa, facendogli scrivere testi con GPT. Lui iniziava a indicare il tema e il software rispondeva a tono”, ha raccontato. Dai viaggi alle ricette, dalle interviste inventate alle fiabe. Nei capitoli del suo testo Non siamo mai stati sulla Terra si spazia, ma Tanica, autentico comedian da palcoscenico, lo fa ancora di più sul palco, recitando arguti haiku (componimenti poetici tradizionali giapponesi) e spostando poi tutto il discorso sulla musica. In diretta, sfruttando un software gratuito ad hoc, ha composto nuovi brani, scegliendo testo e stile, e tutti i presenti si sono ritrovati a battere le mani a ritmo, mentre il suo computer, in pieno stile ‘dance anni ’70’, intonava il ritornello “evviva la tecnologia che unisce il destino dei giusti, evviva la fantasia che ci permette di agire in modo buffo senza essere arrestati”. Il tempo è così volato tra brani di libro e di musica: Tanica ha utilizzato il learn by doing, l’apprendimento in action, per ricordare di divertirci con l’AI. Senza nulla togliere ai dibattiti su etica, diritti, AI Act, se si sanno riconoscere “le sue cazzate”, può essere uno spunto per prendersi ogni tanto tutti meno sul serio. Ha poi concluso il suo esilarante intervento affermando un’indiscussa verità: “La potenza è nulla senza controllo! Perché è proprio quando i risultati sono potenti, che vanno sempre controllati”.