SICK LUKE OSPITE DEL NUOVO EPISODIO DI “ONE MORE TIME” - MEDIA KEY
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SICK LUKE OSPITE DEL NUOVO EPISODIO DI “ONE MORE TIME”

Il rapper e producer multiplatino Sick Luke, all’anagrafe Luca Antonio Barker, si racconta in un’intensa intervista con Luca Casadei nel nuovo episodio di “One More Time” (OnePodcast), disponibile da oggi, venerdì 4 ottobre, su OnePodcast e su tutte le principali piattaforme di streaming audio.

Un passato segnato da ostacoli e difficoltà e un presente dominato dal bisogno costante di guardare al futuro si celano nella storia di Sick Luke. Partendo dalla sua infanzia complicata, il producer ricorda commuovendosi il rapporto con i nonni paterni, ma anche il profondo legame con il padre, il rapper Duke Montana, per lui enorme fonte di ispirazione, fino alla speciale relazione con la fidanzata Marina e il figlio nato dal loro amore. Ripercorre gli inizi della sua carriera di beatmaker, per poi passare alle varie collaborazioni – come quelle con Sfera Ebbasta, Ghali, Tedua, Side, Mecna, Fabri Fibra, Capo Plaza – che lo hanno portato a diventare uno dei producer più ascoltati d’Italia, soffermandosi nello specifico sull’amicizia e sul sodalizio artistico con la Dark Polo Gang, tra singoli, mixtape, album di successo, litigi e riavvicinamenti.

Sulla sua famiglia e sul trasferimento in America insieme ai nonni e al padre: «Mio padre viene dall’Italia, si è trasferito in Inghilterra da giovane insieme a due amici. Mi ha avuto molto presto, a 18 anni. Mia mamma, Katherine, ne aveva 16. Sono nato a Londra dove ho vissuto solo per due anni. Per mio nonno era venuto fuori un lavoro che poteva fare in America, quindi, è andato insieme a mio padre e io sono rimasto con mia madre a Londra. A un certo punto mia nonna ha chiamato mio padre e gli ha detto: “guarda Katherine vuole dare in adozione Luke, lo vuole abbandonare, è impazzita”. Mio padre è tornato subito con mio nonno, mi sono venuti a prendere a Victoria Station, avevo una busta nera con tutti i miei vestiti. Hanno chiesto ancora una volta a mia madre: “sei sicura? Vuoi lasciarlo?”, lei ha detto di sì. Siamo andati in America e mia nonna è venuta con noi. Da lì è nata la mia vera famiglia, quella con cui sono cresciuto».

Sugli esordi della sua carriera di producer a soli 13 anni: «Ho visto mio padre che giocava con un programma e mi ha detto: “sto facendo un beat”. Un giorno che non era al computer, ho deciso di aprire quel programma e di giocarci un po’. Ho fatto un po’ di beat finché un giorno mio padre ha deciso di portarmi da un suo amico che mi ha fatto una mezza lezione. Siamo tornati a casa e ho fatto un altro beat. Mio padre si è meravigliato e ha detto: “ok secondo me tu devi fare il beatmaker, il primo beat che uscirà deve essere per me”. La cosa che mi ha fatto innamorare del beatmaking all’inizio era il campionare. Da là è tutto iniziato […] È bello vedere che ci abbiamo creduto così tanto e alla fine adesso siamo qua. Però abbiamo vissuto situazioni veramente assurde, mio padre puntava tutto su di me. Ha fatto tanto, io farei la stessa cosa con mio figlio adesso».

Sul primo incontro con Side Baby e Tony Effe e sul rapporto con quest’ultimo: «All’appuntamento sono venuti in due: Tony e Side. Mentre aspettavo, è arrivato uno zingaro: “ce l’hai una cartina, dai dammi una cartina, vogliamo litigare?” e io mi sono messo lì a urlare. A un certo punto sono arrivati questi due vestiti di nero, sembravano degli alieni. Tony lo ha guardato e gli ha detto: “Cazzo vuoi?”. Ha preso una bottiglia, l’ha lanciata e lo ha sfiorato. Il tipo è scappato e ha scavalcato la metro. Poi i due ragazzi sono tornati e siamo andati giù in studio, ci siamo messi un po’ a parlare di quello che ascoltavamo. Abbiamo stabilito poi un altro appuntamento e quel giorno abbiamo fatto la prima canzone insieme che, se non mi sbaglio, era “Sick Freestyle” […] Abbiamo fatto “Twins” che è stato il nostro primo disco in etichetta, là siamo diventati la Dark Polo Gang. Tony in tutto ciò sapeva dei miei problemi. Anche lui è cresciuto con tanti ragazzi di strada e mi capiva. Ecco perché per me Tony è mio fratello».

Sull’incontro con Lazza e la collaborazione tra trapper: «Con Lazza ci siamo incontrati un giorno a Milano, siamo andati a beccare Sfera e Charlie e ci siamo messi in studio e mi ricordo che abbiamo fatto un pezzo. Tornato a Roma ho detto: “ragazzi ho conosciuto questo tipo, secondo me ci dobbiamo connettere”. Infatti, allo stesso tempo Sfera faceva la stessa cosa con i vari Tedua, Izi, Rkomi e Ghali. La trap nasce grazie a questo in Italia, grazie alle riunioni, ai tanti concerti e ai tanti eventi insieme. Era un periodo bellissimo, ogni mese si droppava musica. Tornerei a quello. Quella è la cosa bella e mi manca un po’».

Sul momento in cui si è distaccato dalla Dark Polo Gang: «È arrivata una proposta da Newtopia, che era la label di Fedez e J-Ax. In quel momento c’era Side che era in down: negli anni ha avuto un po’ di problemi con la droga. Quando la Dark voleva andare con Newtopia, hanno dato una possibilità a Side di continuare con loro e di fare il progetto “Trap Lovers”. Solo che Side non si reggeva, aveva troppi problemi. Per come ero fatto io dicevo: “ragazzi devo stare con Side, devo stare con la Dark”. Non ci siamo capiti, tutti hanno litigato con Side. Loro hanno firmato, io no. Anche se sono sempre stato visto come il quinto membro, loro in realtà sono 4 quindi hanno firmato loro. Io sentivo che la Dark Polo Gang in realtà non è mai stata composta da 4 membri ma da 5. L’etichetta non la vedeva così. Mi sono distaccato perché sul lato discografico volevo che fosse tutto pari, perché da una parte tutte le produzioni erano mie. Non sono mai stato il tipo che diceva: “è solo grazie a me”, perché in realtà io senza la Dark non sarei quello che sono oggi».

Su suo figlio e sulla sua famiglia adesso: «Diventare padre è stata la cosa più bella della mia vita, più della musica. Potrei smettere di fare musica. Potrei dire veramente “ok ora punto tutto su mio figlio” come mio padre ha puntato tutto su dime. Poi Marina è una madre fantastica, devo dire che sono super fortunato di avere questa famiglia che adesso è perfetta. È partito tutto da me e mio padre e adesso siamo diventati così tanti».