"RITORNO AL BENESSERE" DI B. CAVALLINI - MEDIAKEY
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“RITORNO AL BENESSERE” DI B. CAVALLINI

“Gestire lo stress e prevenire il burnout per organizzazioni sostenibili” è il sottotitolo che dà conto – pur nell’estrema sintesi che gli dobbiamo – dei temi caldi affrontati: stress, burnout, sostenibilità.

Termini usati, abusati e confusi, sui quali è oggi necessario fare chiarezza, a iniziare dalla considerazione – punto di partenza del lavoro dell’autrice – che “Gli ultimi anni hanno visto il moltiplicarsi di conversazioni e iniziative rivolte alla dimensione mentale del benessere. Spesso senza un’idea sufficientemente chiara alla base. Non deve sorprendere: tutto è partito da un’emergenza, da un’urgenza improvvisa a cui andava data una risposta repentina”.

Oggi, fuori dall’urgenza, è arrivato il momento della riflessione e della presa in carico di una nuova gestione di questi aspetti.

A cominciare, come fa Cavallini, dal chiarire cosa si debba intendere per benessere psicologico, quali siano le differenze con la salute mentale e soprattutto perché la salute psicologica sul lavoro sia ora un tema incalzante e molto sentito: “Le persone chiedono benessere”, scrive Iacci in prefazione, parlando anche di una diffusa “urgenza di felicità”, nella vita e nel luogo di lavoro.

Il volume – la cui autrice è psicologa del lavoro e Direttrice Operativa della societàMindwork che si occupa di benessere psicologico nelle aziende – propone un’accurata riflessione critica sul tema, chiarisce i dubbi e sfata qualche mito riguardo a malessere e burnout, analizzando – anche con l’aiuto di testimonianze raccolte sul campo – l’impatto della dimensione mentale sulla performance e dunque il ruolo della funzione HR in quest’ambito di interesse.

Significativo che, per dare la misura della mancanza di attenzione al benessere psicologico sul lavoro tuttora radicata, Biancamaria Cavallini nelle primissime righe scriva così: “Oggi è normale lavorare con buone condizioni di illuminazione, ma fino a cent’anni fa non lo era affatto”. Neppure scontato, peraltro, che le imprese accolgano il tema del benessere senza relazionarlo a una perdita di produttività. Vero il contrario, e l’autrice lo dimostra numeri alla mano. Anche se, molto grazie al Covid, in questi anni è cresciuta la maturità sul tema, e il desiderio di attenzione da parte di lavoratori e lavoratrici.

E poiché la richiesta di cura è molto presente anche al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo, vale anche un discorso parallelo, espresso da chi la cura la offre per mestiere: “Dopotutto, i contesti lavorativi – volente o nolente – sono l’unico luogo in cui è possibile raggiungere contemporaneamente un gran numero di persone adulte come destinatarie di interventi di educazione e cura. Un po’ come avviene per bambini e adolescenti con la scuola. Il ruolo sociale che l’azienda riveste in tal senso non può più essere ignorato. La sfida è capire come sostanziarlo”.

Così si chiude il primo capitolo più generico, aprendo la strada ai successivi, dove innanzitutto ci si sofferma sul reale significato di burnout per poi entrare maggiormente nel dettaglio degli interventi efficaci per la prevenzione e la gestione del malessere psicologico in azienda. Particolarmente utile una mappa orientativa che per le tre condizioni di Ansia, Stress e Burnout fornisce definizione, cause, manifestazioni, sintomi, misurazione, diagnosi e intervento.  Infine, le voci di persone che a vario titolo si impegnano a promuovere ambienti di lavoro a misura di benessere psicologico – tra cui Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato di Cisco Italia e l’attrice e imprenditrice sociale Cristiana Capotondi.