Panathlon Club Milano presenta Andrea Varnier e la visione olimpica per l’Italia: un’eredità che brillerà nel tempo - Media Key
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Panathlon Club Milano presenta Andrea Varnier e la visione olimpica per l’Italia: un’eredità che brillerà nel tempo

In una serata di grande rilevanza istituzionale, promossa dal Panathlon Club Milano in collaborazione con numerose realtà associative e rotariane del territorio, il protagonista assoluto è stato Andrea Varnier, attuale CEO del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026. Uomo dalla visione lungimirante e dalla profonda passione per i Giochi, Varnier ha offerto al pubblico presente un intervento denso di contenuti, prospettive e progetti concreti, che delineano con nitidezza un futuro olimpico capace di rafforzare l’identità e la riconoscibilità internazionale dell’Italia.

Con uno stile sobrio, misurato, ma al tempo stesso incisivo, Varnier è riuscito in una sola sera a raccontare la storia e il senso profondo della 25ª edizione dei Giochi Olimpici Invernali, quella che, per la prima volta, unisce nel nome e nella sostanza due territori emblematici del Paese: Milano e Cortina. Una narrazione costruita con rigore e passione, in dialogo con il giornalista Filippo Grassia, che ha saputo valorizzare ogni passaggio dell’intervento con domande puntuali e riflessioni contestuali. A 212 giorni dall’inizio ufficiale della manifestazione, Varnier ha presentato non solo l’organizzazione tecnica e logistica dell’evento, ma anche l’eredità culturale, sociale ed economica che i Giochi lasceranno in Italia, molto oltre la loro conclusione.

Il progetto di Milano Cortina 2026, ha sottolineato il CEO, si fonda su un modello innovativo e sostenibile, dove la valorizzazione del territorio, la funzionalità delle strutture già esistenti e il coinvolgimento attivo delle comunità locali rappresentano i pilastri di un nuovo modo di concepire le Olimpiadi. Un esempio virtuoso citato dallo stesso Varnier è l’utilizzo del trampolino di Predazzo e dell’anello del Biathlon di Anterselva, due luoghi dove la cultura sportiva è radicata, viva e quotidiana, in contrasto con logiche del passato in cui si costruivano impianti ad hoc destinati poi all’abbandono. Anche la scelta di ospitare sei villaggi olimpici in diverse località, con il principale di Milano destinato a diventare il più grande studentato d’Italia, è un segno tangibile di questa eredità proiettata nel futuro.

Ma l’aspetto forse più significativo del progetto è quello umano. Varnier ha ricordato come i Giochi siano prima di tutto una festa di popoli e persone, e ha voluto restituire centralità alle scuole, ai giovani, alle famiglie, alle istituzioni locali e nazionali. Con un impatto stimato sul PIL di circa 10 miliardi di euro e oltre 70.000 persone impiegate direttamente o indirettamente, i numeri parlano chiaro. Tuttavia, è nella dimensione immateriale – quella del sogno, della partecipazione e della crescita culturale – che il progetto olimpico trova la sua massima espressione.

Varnier ha ricordato con emozione come questa sia la sua seconda Olimpiade italiana, dopo Torino 2006, e ha espresso con fierezza il senso di responsabilità e orgoglio che accompagna questa nuova impresa. “Abbiamo una grande occasione per mostrare al mondo un’Italia capace di innovare, accogliere, costruire e lasciare un segno” – ha detto – “e questa occasione la stiamo cogliendo con tutto l’impegno possibile”. La chiusura della cerimonia olimpica e l’apertura di quella paralimpica nell’Arena di Verona rendono evidente questa volontà di coniugare passato, presente e futuro, in un abbraccio simbolico tra la storia e la modernità, tra la bellezza del patrimonio italiano e l’avanguardia delle strutture.

In un passaggio ricco di significato, ha affermato: “Se possiamo rendere accessibile l’Arena di Verona, monumento del I secolo, possiamo davvero fare tutto. E dobbiamo farlo.” Una frase che è molto più di un auspicio: è un invito concreto ad alzare lo sguardo, a sognare in grande e costruire con rigore, portando l’Italia nel cuore dell’immaginario sportivo internazionale con orgoglio, qualità e visione.

Andrea Varnier non è soltanto il CEO dell’Olimpiade invernale 2026: è il tedoforo moderno che ha acceso e sta custodendo una fiaccola fatta di valori, scelte ponderate, passione vera per lo sport e per il Paese. La serata ha avuto il merito di far emergere con chiarezza una cosa: Milano Cortina 2026 non è solo un evento sportivo, è un atto d’amore verso l’Italia e verso il futuro. E se, come diceva Shakespeare, “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, allora il sogno olimpico italiano è già cominciato – con Andrea Varnier come primo, silenzioso e determinato costruttore.