NASCE IL PODCAST “THE DREAMERS” CHE PARLA DI ATTIVISMO E DI STRUMENTI PER CAMBIARE IL MONDO (O ALMENO PROVARE A FARLO) - MEDIAKEY
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NASCE IL PODCAST “THE DREAMERS” CHE PARLA DI ATTIVISMO E DI STRUMENTI PER CAMBIARE IL MONDO (O ALMENO PROVARE A FARLO)

Mentre infiamma il dibattito su temi quali la protesta contro il cambiamento climatico o la battaglia per contrastare il fenomeno – impropriamente – denominato “Revenge porn”, esce “The Dreamers”, il podcast che racconta in quattro episodi l’evoluzione dell’attivismo e delle sue tecniche attraverso il confronto tra chi ha sogna di cambiare il mondo e, molto più spesso di quanto si pensi, riesce davvero a farlo.

Esiste una formula magica per trasformare il sogno in realtà? Cercheremo di rispondere a questa domanda nel corso di quattro puntate, raccontando il dietro le quinte di campagne che sono riuscite a fare la differenza, analizzando non solo le tattiche di successo, ma anche cosa può andare storto. Perché per realizzare un sogno di cambiamento è necessario tentare, sperimentare, adeguarsi ai cambiamenti politici, sociali e culturali, e perché no, a volte commettere errori per imparare da essi.

Realizzato da una squadra tutta al femminile che unisce The Good Lobby e Period Think Tank, due organizzazioni non profit che si battono per i diritti e l’uguaglianza, con la collaborazione di Radio Bullets, The Dreamers” è un progetto è finanziato dalla Missione degli Stati Uniti in Italia.

Le prime due puntate, online sulle principali piattaforme di podcast, affrontano proprio due delle questioni al centro dell’attenzione mediatica e politica degli ultimi tempi. Si parla infatti di attivismo ambientalista, e più di recente definito “climatico”, nella puntata The Climate Change, attraverso la testimonianza dei protagonisti storici, come il presidente di Greenpeace Ivan Novelli e di coloro che sono al centro delle cronache a causa delle sempre più frequenti azioni di disobbedienza civile come Laura “Ella” Paracini di  Ultima Generazione, a cui si aggiunge l’analisi del giornalista ambientale Ferdinando Cotugno. L’obiettivo è di riflettere sull’efficacia dei metodi e strumenti utilizzati, dai sit in ai blocchi del traffico passando per il lancio di vernice lavabile su opere d’arte e monumenti, anche nel confronto tra i movimenti storici e quelli nati di recente. Assieme alla ricercatrice Anna Castiglione parleremo di cosa dice la letteratura sulla capacità di mobilitare l’opinione pubblica e ottenere risposte dalla politica delle azioni più radicali.

Nella seconda puntata “Non chiamatelo Revenge Porn”, si discute insieme alla ricercatrice e attivista Silvia Semenzin della campagna Intimità violate, grazie alla quale è stato possibile ottenere una prima farraginosa legge che punisce la condivisione non consensuale di materiale intimo. Assieme a Semenzin, che è stata promotrice della campagna, e Zinani, ex direttore associato di Change.org, viene analizzato il ruolo della petizione nel successo di Intimità violate e in altri contesti,  così come rischi e le opportunità offerti dalle piattaforme social per il cambiamento sociale, soffermandosi in particolare sulle collaborazioni con gli “influattivisti”:  Intervengono in questa puntata anche voci storiche come quella della femminista Lea Melandri e voci di persone “sopravvissute” alla violenza di genere, come Dalya Ally, che dall’esperienza personale ha tratto la forza per diventare attivista, oltre a Guido Scorza, membro del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali.

Dopo avere affrontato il tema della lotta al cambiamento climatico e quella contro la violenza di genere, la terza e la quarta puntata saranno invece dedicate ai diritti dei disabili e alla difesa delle libertà di espressione, associazione e partecipazione e della privacy. Saranno pubblicate in agosto e settembre sulle principali piattaforme podcast Spreaker, Spotify e Apple Podcast e sui siti di The Good Lobby  e Radio Bullets.