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Le famiglie al semaforo verde

È ormai da qualche tempo che espressioni come ‘green’, ‘sostenibilità’ ed ‘etica ambientale’ sono diventate prioritarie per la stragrande maggioranza delle aziende italiane di ogni settore. Tale atteggiamento è sicuramente meritevole ma, per certi versi, è anche ‘obbligatorio’, nel senso che va incontro a precise esigenze manifestate con crescente vigore dagli utenti finali: ignorare la richiesta collettiva di accelerare il processo di transizione verde rappresenterebbe, di fatto, una sorta di suicidio commerciale.

A tastare il polso alla vocazione green degli italiani ci ha recentemente pensato l’istituto Eures, che ha realizzato – nell’ambito delle attività di analisi e approfondimento finanziate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy – un apposito studio denominato ‘Economia circolare e consumi sostenibili: comportamenti delle famiglie, criticità ed efficacia della risposta pubblica’.

Vertente su un campione di oltre 1.100 nuclei familiari distribuiti in tutto il territorio nazionale, l’indagine è stata promossa congiuntamente da ben cinque organismi di rappresentanza preposti alla tutela degli end user e dei loro diritti: Federconsumatori, ADOC, Cittadinanzattiva, Udicon e UNC.

Il risultato parla da solo: per l’80% delle famiglie interpellate la sostenibilità ambientale è un criterio di scelta da adottare nei comportamenti quotidiani e le questioni legate al cambiamento climatico rappresentano una vera e propria emergenza. Non manca una critica retroattiva alle Istituzioni, accusate di aver tenuto, negli ultimi dieci anni, un livello di attenzione troppo basso nei confronti delle tematiche in esame.

Più specificamente, il report ha fatto leva sull’analisi comportamentale di tre fasce socioanagrafiche distinte: la prima comprende i giovani single e le coppie senza figli e con meno di 40 anni di età, la seconda le coppie giovani o adulte con figli e l’ultima gli anziani. Le scelte e gli orientamenti degli individui rientranti nelle categorie citate sono stati analizzati alla luce della diversa disponibilità sia di tempo sia di risorse economiche, nonché correlati alle varie fasi della vita e ai differenti contesti familiari.

Nel riassumere le principali evidenze emerse, Eures sottolinea che esse certificano l’affermazione di una nuova ‘cultura della sostenibilità’ e ribadiscono il valore dell’economia circolare, soprattutto tra le famiglie con figli e tra i giovani, presso i quali l’attenzione verso il futuro del pianeta è vista come una responsabilità di cui farsi carico in prima persona.

Agli occhi dei consumatori, tuttavia, capita che il semaforo verde (in senso letterale…) scatti sul colore rosso: il cambiamento culturale è indiscutibile ma, in termini di applicazione pratica nella vita quotidiana, appare frenato da una serie di ostacoli esterni non ancora rimossi.

Fra questi spiccano le lacune sul fronte dei servizi, l’inadeguatezza delle infrastrutture, la scarsa trasparenza delle informazioni e i costi che il consumatore deve sostenere, di tasca propria, per adeguare i suoi comportamenti all’obiettivo comune di salvaguardare la Terra.

Commentando insieme le primarie conclusioni che si possono trarre dall’indagine, le cinque associazioni promotrici sottolineano che “fare la raccolta differenziata, spostarsi a piedi, non sprecare cibo, preferire packaging sostenibili e investire secondo criteri etici, sociali

e ambientali non sono solo comportamenti virtuosi: sono veri e propri stili di vita, che i consumatori italiani adottano – o vorrebbero adottare – sempre di più, per contribuire in modo significativo alla sostenibilità del Paese. Rispondere a questa crescente esigenza dei consumatori richiede un impegno forte da parte del Governo, con l’obiettivo di accelerare il cambiamento e agevolare la transizione verso modelli di consumo più sostenibili, adottando un approccio integrato. Coinvolgere sia le Istituzioni e la politica sia i singoli utenti finali può rimuovere le criticità e aiutare ad affrontare le sfide ambientali attuali”. 

Sono state prese in considerazione cinque aree tematiche, a cominciare da quella della gestione dei rifiuti: l’89,5% delle famiglie dichiara di differenziarli correttamente (‘sempre o spesso’) ma anche in questo caso non mancano gli ostacoli, riconducibili soprattutto alla scarsa chiarezza sulla composizione degli imballaggi e all’inadeguata gestione del servizio di raccolta (un problema avvertito soprattutto nelle regionidel Centro).

Per incentivare uno smaltimento corretto, il 62,4% delle famiglie chiede di aumentare i vantaggi in bolletta per le famiglie virtuose. La seconda area esaminata è quella della mobilità sostenibile, verso la quale il livello di attenzione appare particolarmente elevato al Nord (53,2%)

e tra i giovani (55,9%).

I comportamenti sostenibili più diffusi sono ‘spostarsi a piedi quando è possibile’ (68,2%) e ‘adottare uno stile di guida efficiente’ (60,2%), mentre le dolenti note chiamano in causa una serie di fattori strutturali, in primis il livello qualitativo dei trasporti pubblici (che non soddisfa il 78,8% del campione).

Terzo punto: food waste e alimentazione. Le famiglie intervistate stimano di sprecare oltre il 10% del cibo acquistato e si lamentano del fatto che i prezzi dei prodotti alimentari ‘green’ superano quelli dei prodotti ‘normali’, scoraggiandone l’acquisto.

I principali interventi volti a incrementare la diffusione di comportamenti alimentari sostenibili sono stati indicati nella riduzione o addirittura nell’azzeramento delle imposte sui prodotti (57,2%) e nella scontistica sulle referenze vicine alla scadenza (48,5%). La quarta area radiografata da Eures è quella del cosiddetto ‘packaging intelligente’. Poco meno di un quarto (24,2%) dei nuclei familiari intervistati ammette di non avere alcuna conoscenza in materia, mentre il 29,9% dichiara un elevato livello di competenza. Anche in questo caso i consumatori propongono soluzioni precise: ridurre la tassazione sui prodotti con etichettatura green, realizzare campagne di informazione, comunicazione e formazione, aumentare i finanziamenti e gli incentivi fiscali per le aziende che realizzano imballaggi ecocompatibili.

Infine, nell’ambito degli investimenti green e della finanza sostenibile, più di un quarto degli italiani (26,3%) si dichiara informato, mentre il 22,7% (percentuale che sale al 27,8% tra gli anziani) non conosce l’argomento e, dunque, ne ignora i potenziali risvolti sociali e ambientali.

Il principale problema che emerge è lo scarso interesse delle banche a promuovere, vendere e sponsorizzare tali prodotti (76,1%).