GióMARCONI | Allison Katz. Foundations - Media Key
Salta al contenuto
Arte e culturaEsterneEventi e sponsorship

GióMARCONI | Allison Katz. Foundations

Era solo questione di tempo prima che Allison Katz realizzasse Foundations: una mostra che esplora il suo costante interrogarsi sul mito dell’artista e sui limiti della sua definizione come voce autonoma. “Non esiste una tela bianca”, afferma Katz. “Qualcosa è sempre già presente, a partire dall’inconscio (l’ineffabile). Poi arrivano i mattoni del nostro DNA, le condizioni strutturali, i corpi delle persone amate, i fantasmi di chi non c’è più, e ogni quadro già dipinto. Tutte queste forze contribuiscono a formare gusti, piaceri e paure: un autoritratto costruito dagli altri. Le fondamenta sono i nostri inizi, le radici che giacciono sottoterra – ed è lo stesso termine (in inglese almeno) per ciò che può accadere alla fine, con la costruzione di un’eredità.”

Per dare forma a uno degli aspetti di questa rete di influenze, Katz invita la nonna paterna, l’artista novantenne Edna Katz Silver, a presentare una serie di ricami come parte integrante della mostra. Allo stesso tempo, coinvolge nel suo percorso il suo storico gallerista, Gió Marconi, e la storia della sua famiglia. “Osservando più da vicino ciò che è sempre stato presente, ho invitato mia nonna Edna a condividere con me questa mostra personale.” È stato un modo per realizzare uno scambio reciproco iniziato quasi dieci anni fa, quando per la prima volta le chiesi di realizzare una composizione a mezzo punto basata sulla mia firma.” Motivo ricorrente in molti dei suoi dipinti, il nome di Katz attraversa l’intera esposizione, permettendo di indagare quali tratti del suo passato biografico si siano trasmessi, intenzionalmente o meno, nella sua arte.

A sua volta, attraverso immagini tratte da foulard e cornici create dagli antenati di Gió Marconi, una discendenza di corniciai e produttori di tessuti divenuti galleristi, Katz solleva interrogativi sullo stile e sulla vocazione ereditati. Per l’artista, la cornice e l’ornamento non sono semplici rimandi biografici, ma un’occasione per riflettere su ciò che costituisce la base stessa della pittura. “Il profilo della cornice rappresenta le prime quattro linee di qualsiasi immagine”, spiega. “Inquadrare significa interrompere l’infinito, estrarre la trama della vita dal continuum.” Lo stesso vale per il formato arabescato del foulard decorativo, un altro leitmotiv che attraversa la mostra. Il decoro si concentra solo sui margini o sui bordi, circondando e provocando il centro, oppure lasciandolo vuoto.

Dipinti, stampe, tessuti e sculture si susseguono in sequenza, non lineare, dando forma ai racconti di numerosi incontri fortuiti e delle loro conseguenze. Le fondamenta che questi lavori mettono a nudo non sono strutture solide e durature, ma piuttosto capricciose, mobili e generative.