In un’operazione dal sapore globale, Ferrero mette le mani su uno dei simboli della colazione statunitense: la storica WK Kellogg. Con un accordo da 3,1 miliardi di dollari, il colosso dolciario italiano guidato da Giovanni Ferrero fa un altro passo deciso nella sua espansione internazionale, confermandosi uno dei protagonisti più aggressivi e strategici del settore alimentare globale.
Il via libera è arrivato all’unanimità dai consigli di amministrazione delle due aziende: 23 dollari per azione, tutto in contanti. Una cifra che va ben oltre la capitalizzazione attuale di WK Kellogg, valutata circa 1,5 miliardi, a cui si aggiungono 500 milioni di debiti. Il risultato? Un’operazione tra le più significative nella storia del gruppo piemontese.
Il tramonto di Kellogg e l’alba di Ferrero
Fondata nel cuore industriale degli Stati Uniti, Kellogg è stata per decenni sinonimo di cereali da colazione in tutto il mondo. Ma nel 2023 qualcosa si è spezzato: la Kellogg Company ha diviso le sue attività in due entità separate. Da una parte Kellanova, che ha mantenuto le attività internazionali e gli snack, e dall’altra WK Kellogg, focalizzata esclusivamente sul mercato americano dei cereali.
Una scissione che ha segnato l’inizio della fine per l’indipendenza del marchio. Solo un anno dopo, Kellanova è finita nel mirino di Mars, altro gigante del food, con un’offerta da 36 miliardi di dollari. Ora anche WK Kellogg cede il passo, entrando sotto l’egida di Ferrero.
Con questa mossa, in appena due anni, l’impero Kellogg’s è stato completamente assorbito dalla concorrenza. Un colpo di scena storico in un settore che sembrava ormai saturo e immobile.
I cereali americani entrano nella famiglia italiana
L’acquisizione consegna a Ferrero alcuni dei brand più noti nelle cucine americane:
- Corn Flakes
- Special K
- Froot Loops
- Crispix
Marchi intramontabili, spesso associati a infanzia, abitudini quotidiane e memorie affettive. “Questa è più di una semplice acquisizione: è l’unione di due tradizioni”, ha dichiarato Giovanni Ferrero, presidente esecutivo del gruppo, sottolineando la portata culturale dell’operazione, oltre a quella economica.
Dietro la patina dorata, le ombre
L’acquisizione arriva in un momento non privo di tensioni per WK Kellogg. L’azienda è finita nel mirino del nuovo segretario alla salute degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., per l’utilizzo di coloranti artificiali giudicati controversi. Kennedy, noto per le sue posizioni scettiche sull’industria alimentare e le sue teorie complottiste, ha attirato l’attenzione su un tema sensibile che potrebbe influenzare la reputazione del marchio.
Ferrero eredita quindi una sfida: rinnovare un’icona senza tradirla, pur dovendo navigare tra regolamentazioni sanitarie e aspettative di mercato in evoluzione.
Espansione senza freni
WK Kellogg non è che l’ultima tappa in un’espansione americana che dura ormai da anni. Ferrero ha già acquisito Wells Enterprises, alcuni storici marchi di gelato e persino l’intero business del cioccolato Nestlé negli Stati Uniti. Il mercato nordamericano rappresenta oggi un fronte cruciale per il gruppo, che nel 2024 ha toccato i 18,4 miliardi di euro di fatturato, in crescita del 9% rispetto all’anno precedente.
Con oltre 170 Paesi raggiunti dai suoi prodotti, Ferrero è ormai ben oltre Nutella e Rocher: è diventata una multinazionale del gusto e del lifestyle alimentare.
Un impero (non solo) dolce
Ferrero non sta semplicemente comprando aziende: sta riscrivendo la mappa globale del food & beverage. E lo fa con uno stile tutto suo, discreto ma inarrestabile. Dopo aver rivoluzionato la merenda, ora punta alla prima colazione. E la domanda sorge spontanea: cosa verrà dopo?

