“Arretriamo nel futuro - breve guida alla merdificazione dei media (e come fermarla)” di Federico Mello - Media Key
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“Arretriamo nel futuro – breve guida alla merdificazione dei media (e come fermarla)” di Federico Mello

Enshittification, espressione coniata dal giornalista Cory Doctorow, è stata nominata parola dell’anno nel 2023 dall’American Dialect Society. Sta a indicare la parabola discendente di molte piattaforme digitali che prima hanno conquistato miliardi di utenti con strumenti utili e gratuiti, poi hanno sacrificato la qualità del servizio per privilegiare i profitti. Si tratta di un modello che, di anno in anno, ha reso il futuro tecnologico una landa desolata più che una terra promessa e oggi, mentre corriamo verso il 2050, la nostra percezione non è quella di avanzare, quanto di andare indietro, a passo di gambero, di arretrare nel futuro. Un paradosso che è anche il titolo del libro di Federico Mello, giornalista Rai, in uscita il 14 ottobre (Edizioni BIT), Arretriamo nel futuro – breve guida alla merdificazione dei media (e come fermarla).

Da strumento di educazione a oppio dei popoli. Tracciando una linea temporale che dagli anni ‘50 arriva fino a oggi, Mello racconta la storia di una società, la nostra, profondamente provata dalla convivenza con i mass media i quali, entrati nelle nostre vite come strumento di educazione, sono diventati prima un mezzo politico in grado di orientare milioni di elettori e poi oppio dei popoli, strumento in grado di generare un intrattenimento sterile e ipnotico, molto simile a quello dei casinò (una vera e propria “addiction by design, una dipendenza progettata”).

Dall’engagement alla retention. A regolare questa deriva, l’autore individua due logiche, l’engagement e la retention. L’engagement è il grado di coinvolgimento che ogni contenuto riesce a generare, la capacità di raccogliere like, commenti, condivisioni: è il meccanismo inventato da Facebook che, nei primi anni 10, ha alimentato complottismo e polarizzazione, ha permesso l’ascesa dei partiti sovranisti nel mondo, attraverso una nuova unità di misura, il like, che alimenta una minoranza di utenti più attivi e polemici, più schierati e intemperanti. “Fino ad allora i social media si erano distinti dai mass media perché non prevedevano un solo emittente e una massa di riceventi: tutti potevano dire la loro in una discussione molti a molti. Ma con gli algoritmi che impongono un filtraggio arbitrario, diventano altro, un ibrido molto più vicino ai media di massa che ai media orizzontali. Diventano dei Social Mass Media”. Con il tempo, l’engagement ha lasciato il posto alla retention, uno strumento legato alla quantità di tempo che l’utente utilizza per guardare una singola clip, se la guarda più volte, se torna indietro su una sequenza, a che punto interrompe e passa oltre. “È questa particolare forma di coinvolgimento visivo, la retention, appunto, il nuovo potentissimo incantesimo della compulsione social” scrive Mello nel libro. Un meccanismo che nasce con Instagram – simbolo di un nuovo paradigma comunicativo per i social media, meno politico e più vacuo, in cui prolifera la professione di influencer – ed esplode con TikTok, il media che “ha TikTokizzato” tutti gli altri social imboccando la strada della retention e delle architetture “Per te”, quelle fatte su misura dell’utente.

Come siamo arrivati fin qui? Arretriamo nel futuro racconta una storia di deterioramento social(e), nonostante gli intenti di partenza fossero ben diversi. La televisione nasceva con l’intento di educare e la rete, con i social, dovevano essere un strumento orizzontale e democratico. Eppure, alcune correnti filosofiche e politiche, lungi dal combattere questa deriva, l’hanno cavalcata: è il caso dell’Ideologia Californiana, con la sua illusione che le reti digitali avrebbero portato a una nuova era di libertà individuale e prosperità economica, all’accelerazionismo, la corrente politico filosofica che ha messo al centro il progresso tecnologico. E poi: Silvio Berlusconi e la sua Mediaset, il leave della Brexit e la vittoria di Donald Trump.

Dai like alla tiktokizzazione di tutto. Su tutto questo, Mello individua un minimo comun denominatore, qualcosa a partire dal quale sono stati rovinati tutti i mezzi di comunicazione, la miccia che ha merdificato tutto. È il profitto. L’auditel (“una sorta di “mi piace” ante litteram”) fu l’inizio delle fine per una televisione che aveva l’ardire di alfabetizzare; i like di Facebook furono lo strumento con cui più di tutti si forzarono le regole al grido di “Move fast and break things” (il motto di Zuckerberg); poi c’è stato Instagram e la sua eterna vetrina di sponsorizzazioni infinite e TikTok, con i suoi video nonsense che ci allenano al sonno della ragione. Infine, l’Intelligenza Artificiale, un nuovo potentissimo mostro. “Siamo pervasi dalla merdificazione perchè siamo pervasi dalla commercializzazione” spiega Mello.

Un’alternativa possibile. Ma è possibile un’alternativa alla società di mercato? Secondo l’autore sì: “Contro la merdificazione dominante, contro l’ipnosi collettiva, contro i valori sottosopra, oltre il virale, il commerciale e il superficiale, anche se un’alternativa sembra impraticabile adesso “contro una corrente così forte”, l’occasione verrà alla prossima crisi: per quanto dura possa essere, ci sarà comunque bisogno di ricostruire”.