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SERVONO PIÙ UMANISTI PER GUIDARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NASCE LA FONDAZIONE RANDSTAD AI & HUMANITIES

L’Intelligenza Artificiale sta trasformando il modo di lavorare, prendere decisioni e vivere la quotidianità. Mentre apre a grandi opportunità di analisi ed efficienza, rischia di appiattire la capacità dell’essere umano di sviluppare competenze, senso critico e migliorare il suo approccio creativo, limitando la propensione all’innovazione. Per sfruttare al meglio le opportunità dell’AI, superarne i limiti attuali, rispondere alle sfide etiche, di utilizzo responsabile e alle promesse di aumento del valore economico, sono fondamentali non solo nuove competenze STEM, ma anche umanistiche, capaci di sostenere e indirizzare il processo di integrazione di saperi e di applicazioni di “intelligenze” differenti. Così, proprio in un mondo dominato da una lettura tecnica dell’innovazione tecnologica, cresce l’importanza di aggiungere una nuova lente per osservare l’AI attraverso studi filosofici, psicologici, sociali e storici che aiutino nella comprensione del contesto, nelle conseguenze morali, sociali e etiche dell’uso dell’AI, nella possibilità di affrontare sfide complesse attraverso approcci multidisciplinari e, infine, nell’interazione con gli esseri umani. 

È l’analisi di Fondazione Randstad AI & Humanities presentata questa mattina durante il convegno “AI & Humanities: una nuova idea di futuro”, al MUDEC – Museo delle Culture di Milano. Accademici ed esperti hanno esposto opportunità e limiti dei modelli di GenAI in una cornice di integrazione tra scienze tecniche e umane. Ed è all’interno di questa cornice che nasce la Fondazione Randstad AI & Humanities per studiare e promuovere un contributo effettivo e valoriale delle scienze umanistiche per lo sviluppo, utilizzo e integrazione dell’AI nella nostra vita e nel nostro lavoro. 

Nell’utilizzo dei sistemi di AI tra i vari “malfunzionamenti” o pregiudizi – osserva la Fondazione – si stanno evidenziando fenomeni preoccupanti e non adeguatamente affrontati come il bias sycophancy, il “servilismo delle macchine”. L’AI tende a confermare le convinzioni degli utenti, sostenendo eventuali bias e creando vere e proprie “camere d’eco” digitali. Un problema che rappresenta un rischio poiché non solo limita l’innovazione, se non integrato con un pensiero critico e umanistico, ma rischia di diffondere pregiudizi o disinformazione.

Alle sfide dei modelli oggi in uso si aggiungono quelle dei nuovi modelli da poco annunciati come la GenAI e reasoning (come l’ultimo nato in casa OpenAI). Nati per risolvere problemi complessi, aprono le porte a nuove opportunità scientifiche strategiche, economiche e sociali per aziende e università. Secondo  un’indagine di Harvard Business School, i professionisti che utilizzano l’intelligenza artificiale – e in particolare i modelli di linguaggio come GPT4 – risultano più produttivi, perché completano in media il 12,2% di attività in più e il 25,1% più rapidamente, con una qualità superiore del 40%. Ma ci sono alcuni compiti (non facili da individuare a priori) non alla portata dell’AI e per questi chi la usa ha il 19% di probabilità in meno di produrre risultati corretti. Questo dimostra che l’AI può rappresentare effettivamente una leva di efficienza, ma per garantire un’applicazione realmente efficace e personalizzata al contesto di riferimento va affiancata da pensiero critico e umanistico.

Promossa da Randstad Italia, talent company leader nei servizi hr, la Fondazione AI & Humanities attiverà programmi interdisciplinari di ricerca e formazione con esperti di AI e professionisti delle scienze umane su progetti che esplorano l’impatto sociale, etico e culturale dell’AI, finanziando borse di studio dedicate. Realizzerà indagini su come l’AI stia trasformando il mercato del lavoro e le competenze delle professioni del futuro. Inoltre, stimolerà un dialogo tra mondo accademico, imprenditoriale e istituzionale attraverso incontri e seminari con scienziati, filosofi, storici, artisti e leader aziendali sull’integrazione dell’AI nella società. 

Con l’obiettivo di diventare un hub globale per la riflessione critica sull’AI, la Fondazione Randstad AI & Humanities ha attivato due prime grandi alleanze internazionali: con il Center for the Future of Artificial Intelligence di Cambridge University promuoverà ricerche congiunte e scambi accademici sull’impatto dell’AI nel lavoro, l’educazione e la società; con UNESCO, attraverso la Queen Mary University of London, lavorerà su progetti interdisciplinari sul contributo delle humanities nello sviluppo etico e inclusivo delle tecnologie AI.

Presidente dell’Advisory Board è Paola Pisano, Professoressa all’Università di Torino e già Ministro per Innovazione Tecnologica e la transizione digitale. Ne fanno parte Mirja Cartia d’Asero, Amministratrice Delegata del Gruppo 24 Ore, Gianni Letta, Presidente Civita, Pamela Morassi, Capo Segreteria del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Massimiliano Patacchiola, Senior AI Research Engineer in Tools for Humanity e Ricercatore presso Cambridge, Guido Saracco, Professore ed ex Rettore del Politecnico di Torino, Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer e Special Advisor on Strategic Evolution dell’ESA.

“Il cambiamento tecnologico dell’AI impone un approccio nuovo, scientifico tanto quanto umanistico. L’obiettivo non è solo limitare possibili rischi, quali bias o usi irresponsabili della tecnologia ma anche riuscire a sfruttare al meglio e velocemente le straordinarie opportunità dei nuovi servizi portati dall’avanzamento tecnologico” afferma Paola Pisano. “La Fondazione è impegnata a promuovere una convergenza tra etica, scienze umane, tecnologia, economia e innovazione in tutte le sfide che affronterà affinché l’AI sia a beneficio di tutti: attori pubblici e privati, enti di ricerca ma anche cittadini comuni”.

“Per governare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, è necessario promuovere un dialogo interdisciplinare che arricchisca sia il campo tecnico-scientifico che quello umanistico – afferma Fabio Costantini, AD di Randstad HR Solutions e Consigliere di Fondazione Randstad AI & Humanities -. Serve portare ‘la filosofia agli ingegneri e l’ingegneria ai filosofi’ per sviluppare e utilizzare tecnologie etiche e sostenibili. La Fondazione esplorerà le intersezioni tra AI e Humanities per promuovere l’adozione di soluzioni tecnologiche che rispecchino i valori umani fondamentali, sostenendo un progresso tecnologico inclusivo, etico e sostenibile, attraverso attività di ricerca, formazione e dialogo con i massimi esperti a livello nazionale e internazionale”.